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Impresa 4.0, accettiamo la sfida ma prima serve sburocratizzare e detassare le aziende.

Il segretario della CNA Moreno Bordoni fa il punto sul piano per la digitalizzazione delle aziende

Impresa 4.0, accettiamo la sfida ma prima serve sburocratizzare e detassare le aziende.

PESARO – La quarta rivoluzione industriale deve essere a misura di impresa, un ritorno al “passato” alla ricerca di prodotti sì industriali, ma personalizzati artigianalmente con un nuovo ruolo della rappresentanza delle associazioni di categoria.

Moreno Bordoni, segretario provinciale della CNA di Pesaro e Urbino, ribadisce la necessità di semplificare e sburocratizzare. Non possiamo parlare di Imprese 4.0 (il nuovo piano del Governo per la digitalizzazione delle aziende), senza pensare che l’Italia deve profondamente rivedere il suo sistema di amministrare la cosa pubblica. Nonostante la buona volontà, gli annunci, la macchina della burocrazia pesa ancora sul sistema delle imprese, soprattutto sulle piccole.

Non parliamo poi di tasse. A questo proposito riteniamo che occorra una diversa tassazione per favorire la capitalizzazione delle imprese strutturate, mentre per le più piccole, come quelle presente nella nostra provincia, è necessario che il fisco tenga conto dei criteri di cassa e non di competenza sui ricavi.

Siamo usciti dalla recessione perché effettivamente cominciamo ad intravede una piccola inversione di tendenza ma, nonostante i segnali positivi, vediamo che la crisi non è finita. Anche e soprattutto nel nostro territorio. Ci sono settori che soffrono tra cui costruzioni e autotrasporti. Ma anche tessile, mobile, nautica stentano ad andare avanti. La flessibilità degli artigiani è ancora sempre e comunque la più adatta ad affrontare questa situazione”.

Bordoni ricorda il ruolo centrale dell’artigianato e ricorda le ultime misure regionali a favore delle imprese. E ricorda “L’artigiano è il vero interprete del saper fare perché ha nel suo dna lo spirito di innovazione, il vero elemento di vantaggio competitivo a livello internazionale. Se oggi questo territorio sa distinguersi a livello internazionale, lo dobbiamo soprattutto al mondo manifatturiero, alla creatività, a questa capacità del saper fare che ha origine nel mondo artigiano”.

Ma ora occorre un passo diverso. E non lo chiediamo solo alle istituzioni. Dobbiamo cominciare a ragionare in 4.0 anche dal punto di vista associativo. Innanzitutto ponendoci delle domande.

Dove sta andando la rappresentanza della piccola impresa? La strada intrapresa con la costituzione a Roma di Rete Imprese Italia, l’organizzazione che raggruppa le associazioni della rappresentanza della piccola impresa, è sufficiente per affrontare il nostro futuro o rappresenta il primo strumento sul quale rilanciare percorsi di integrazione? E ancora: come si evolverà l’assistenza alle nostre imprese? Inizierà mai l’era della sburocratizzazione? Potremo finalmente lasciare libere le nostre imprese di lavorare e produrre? Potrà la CNA concentrarsi davvero sulla nascita e lo sviluppo aziendale o continueremo ad impiegare enormi quantità di mezzi e risorse per produrre adempimenti spesso inutili per i nostri associati? Riusciremo ad incidere sul nostro Sistema Paese per far capire veramente il valore e l’importanza della micro impresa? Sono forse questi gli interrogativi “più alti” che ci investono quando riflettiamo sul nostro futuro. Noi siamo pronti alle prossime sfide pur dopo 70 anni di continuo rinnovamento, organizzati sul piano locale a fare la nostra parte. Le imprese ci seguono (teniamo nonostante una crisi che non è assolutamente finita), e i rapporti con le istituzioni e le altre organizzazioni di rappresentanza crescono. Continuiamo a crederci, come fecero quei nostri colleghi 70 anni fa: sarà questa la nostra forza”.

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