Si può sempre scegliere come fare impresa Ecco una storia di “ordinaria” umanità
Il racconto del padre di un giovane dipendente di una nostra impresa associata. “Quando i valori sono più importanti del profitto”
PESARO – Abbiamo riflettuto a lungo se pubblicare o meno questa storia che riguarda direttamente una nostra impresa associata. Il rischio che si creasse l’idea di voler “speculare”, “trarre vantaggi indiretti”, fare “indirettamente della pubblicità” o più semplicemente “violare la privacy”, valori etici e deontologici per chi si occupa di informazione, ci ha invitato a fare più di una riflessione. Poi invece l’idea che si possa promuovere una cultura di impresa inclusiva, legata a valori autentici e non al mero profitto (che è poi lo spirito vero dell’artigiano e della piccola impresa dove molto spesso un dipendente è considerato come un membro della famiglia), ci ha spinto a dire sì; ovvero che la testimonianza di questo padre (resa peraltro pubblica sul suo profilo Linkedin), andasse raccontata.
“Il 23 dicembre 2023 abbiamo ricevuto una terribile notizia sulla salute di mio figlio.
Un ragazzo di 25 anni che aveva da qualche mese trovato il lavoro che desiderava in un’azienda di Pesaro che si occupa di grafica e comunicazione.
La sua vita si stava incanalando al meglio, dopo la laurea, aveva anche ripreso a fare sport con assiduità e aver trovato il lavoro che desiderava lo rendeva felice.
La notizia era devastante e oltre a coinvolgere la sfera fisica, rischiava di far svanire anche sogni e ambizioni personali e professionali.
In quei giorni uno dei titolari dell’azienda gli aveva detto di essere soddisfatto del suo impegno e delle sue capacità e che al momento opportuno gli avrebbero rinnovato il contratto.
Assimilata la notizia e compreso che avrebbe dovuto sottoporsi a diversi cicli di chemioterapia per almeno 6 mesi, con le assenze e i forti effetti secondari previsti, decise di informare immediatamente titolari e colleghi di lavoro.
Temeva che questo gli avrebbe fatto perdere la possibilità di essere confermato, ma sentiva fosse giusto dirglielo prima possibile.
La reazione, dopo lo shock, fu rassicurante.
“Non ti preoccupare, curati, appena scade il contratto lo rinnoviamo, come ti avevamo detto, quando riesci vieni in ufficio, ma dai priorità alla tua salute.”
Ieri la PET total body di controllo ha dato esito negativo, è “pulito” e il 31 luglio terminerà la terapia.
Dovrà fare controlli per 5 anni, ma può ricominciare a fare una vita normale.
Le aziende si valutano per il rendimento economico, per i dati di crescita e anche per i valori che esprimono.
Questa azienda ha dimostrato, in questi mesi, che l’umanità nei rapporti di lavoro trascende tutto il resto.
Mio figlio, in questi mesi, aveva un tale senso di gratitudine e di responsabilità verso clienti, titolari e colleghi che ogni volta che non riusciva ad alzarsi dal letto per i dolori, le nausee, la debolezza, si preoccupava oltre che della sua salute, del lavoro in ufficio.
Quel gesto di rinnovare il contratto nonostante la grave malattia diagnosticata gli ha dato un’enorme forza mentale e un senso di rispetto e appartenenza che lo ha fortemente responsabilizzato.
Anche altri lo avrebbero fatto? Forse sì, non posso dirlo, so che è stato fatto e senza farlo pesare, nonostante le inevitabili criticità che può aver provocato in un’azienda di servizi costituita da un ristretto numero di persone.
Grazie a questa azienda per aver contribuito con il supporto e la sensibilità necessaria a raggiungere questo risultato, un’azienda dalle grandi qualità professionali, con un cuore ancora più grande”.