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Cantieri e sicurezza “Meno incidenti se l’accesso alla professione diventasse legge”

PESARO – Gli incidenti nei cantieri potrebbero essere decisamente inferiori a quelli di oggi se ci fosse una maggiore qualificazione delle imprese che deve essere regolata da un vero e proprio accesso, normato per legge, alla professione; un po’ come accade ad esempio per gli impiantisti”. È quanto afferma il presidente di CNA Costruzioni Marche, l’imprenditore fanese Marco Rossi ribadendo che la sicurezza è una priorità ma servono impegno quotidiano e coinvolgimento di tutti i soggetti interessati”.

“Soprattutto in questi ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di numerose imprese, spesso improvvisate, nate sulla scia di bolle speculative e attratte dal Superbonus. La sicurezza richiede la massima attenzione e l’esperienza delle imprese in questo settore è fondamentale. Ogni buon imprenditore – afferma Rossi – sa bene che occorrono rispetto e applicazione dei contratti di lavoro, contrasto alla pratica del massimo ribasso e al subappalto infinito e che serve una formazione effettiva ed efficace per tutti i soggetti che operano nel cantiere. Ecco perché serve una legge per la qualificazione delle imprese, almeno per quelle impegnate in cantieri di una certa entità.

Non parliamo del piccolo posatore di pavimenti, o del pittore ma di imprese che si aggiudicano medi e grandi appalti. Non è pensabile avviare un’azienda edile con la semplice iscrizione in camera di commercio. Un impiantista delle caldaie deve possedere un titolo professionale ed è obbligato a corsi di aggiornamento almeno triennali. Un parrucchiere deve frequentare un corso di formazione di almeno mille ore”.

Rossi commenta anche alcune proposte in circolazione per rafforzare la sicurezza a partire da quella sulla parificazione tra appalti pubblici e privati. “Le regole del cantiere sulla sicurezza sono universali – precisa il Presidente di CNA Costruzioni – non c’è distinzione tra committente pubblico e privato. Sull’efficacia della patente a punti continuiamo a nutrire forti dubbi, da sempre espressi da CNA nei tavoli istituzionali, sul fatto che sia uno strumento effettivamente in grado di favorire le imprese più virtuose e che, al contrario, non determini il rischio di penalizzarle per eventi di cui non sono responsabili. Anche la SOA non è soluzione perché è una sorta di certificazione cartacea da parte di terzi dei lavori realizzati da un’azienda. Per la qualificazione delle imprese il primo e fondamentale passo è una legge sull’accesso alla professione”.

Marco Rossi ribadisce anche la contrarietà della confederazione al subappalto a cascata.

“Abbiamo sempre sostenuto che chi si aggiudica un appalto debba possedere al proprio interno le adeguate competenze per realizzare i lavori. Siamo sempre stati contrari all’introduzione del subappalto a cascata”. Da subito si potrebbe intervenire almeno sulle opere al di sotto delle soglie comunitarie.

Infine la questione dei controlli. “È evidente che c’è un tema di quantità di ispettori, ma ancor prima è necessario che i controlli siano mirati, efficaci e concentrati su aspetti sostanziali. Siamo stati favorevoli alla nascita dell’Ispettorato nazionale del lavoro nel 2015 proprio per assicurare omogeneità ed efficacia dei controlli. Prima di pensare a nuovi assetti sarebbe opportuno valutare e misurare gli elementi positivi di quella riforma e gli aspetti che non hanno funzionato. Solo così possiamo rafforzare la sicurezza nei posti di lavoro. Anche su questi temi il potenziamento del ruolo della bilateralità può rappresentare un valido supporto di collaborazione con gli organi di controllo. Continuiamo a credere che i controlli “de visu” e le ispezioni sul campo offrano garanzie superiori alle verifiche di carta, di nome e di fatto”.

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